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ORA da RE - Un tesoro nascosto per più di mezzo secolo

  • Immagine del redattore: elisabettaperri
    elisabettaperri
  • 25 ago 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 2 mar 2021

Mai assaggiato niente di tanto antico. Siamo in provincia di Ragusa, terra in cui regna il Cerasuolo di Vittoria un vino prodotto da uve Calabrese, Frappato e Grossonero.

Vendemmia 1932, classificato come vino da tavola pur avendo alle spalle una storia incredibile fatta di liti, alterchi e dissidi familiari. A raccontarcela è lo stesso Luigi Veronelli, tra i primi ad aver avuto il privilegio di un assaggio. Il vino è rimasto da quell'anno fatidico in enormi botti di quercia per ben oltre 50 anni, in una cantina murata del Feudo di Mazzaronello.

Murata, perché mai? Succede quando l'agiato proprietario - il Barone Jacòna della Motta - inconsapevole autore di quel nettare, muore passando a migliore o peggior vita, senza eredi diretti. Solo nipoti lontani, sparpagliati in tutto il mondo.

Di fronte all'insanabile controversia e alle continue rivendicazioni, sarà la giustizia stessa - Iustitia fiat et pereat mundus - a sigillare la cantina. Qui ha poi riposato per oltre mezzo secolo quel vino dimentico da tutti. Risolta la querelle, a cinquant'anni di distanza il muro viene abbattuto ed ecco dunque svelato l'arcano tesoro. Prelevati diversi campioni, questi sono sottoposti all'attenzione di diversi enologi ed esperti. Una campionatura viene inviata anche al Laboratorio di analisi dell'Istituto Provinciale di San Michele in Adige. Le risultanze lasciano esterrefatti i ricercatori che non riescono a capacitarsi dell'eccezionale tenuta del vino contro l'ingiuria del tempo.

Delle 9 botti presenti, solo 3 si sono salvate e qui parliamo della n° 9: «Stassentire l'esame organolettico», frutto di ripetuti assaggi che lasciano sgomento il Veronelli:

«Color tonaca di monaco sfatto, tuttavia ancora caldo e brillante. Bouquet ampio, serio e fitto. Sapore secco, sicuro e autoritario. Certo vecchio, altrettanto nobile e affascinante. Nerbo deciso in stoffa di eccezionale rigore ed estrema persistenza, pieno di carattere e razza. Lo chiamerò Ora da Re, un vino unico al mondo per singolarità ed eccellenza».

Cosa aggiungere ad una descrizione tanto memorabile? Dopo quasi 88 anni il colore del vino è in effetti sfatto, ha perso lucentezza e tende all'opalescenza. Ricorda lo sguardo presbite di chi ha visto fin troppo e fatica ormai a mettere a fuoco il mondo. Dicono che la vecchiaia sia l'età del tramonto. Questo è uno di quei tramonti sconvolgenti che tutti vorrebbero fermarsi a guardare.

L'assaggio è senz'altro suggestivo, lievi cenni di fico secco che si fondono a note di carruba, dattero e caramello. Certamente marsalato, nonostante un timido nerbo che caparbio tenta ancora di contrastare la nota ossidativa.

Berlo è come sfogliare le pagine di un romanzo di R.L. Stevenson. Lo sorseggio ancora una volta e subito riecheggia nella mente quella strofa intonata da Long J. Silver «Fifteen men on the Dead Man's chest ».

Yo-oh-oh! Eternamente grata per il fortunato e fortuito assaggio.

Il Consorzio Cooperative Inter-regionale, ha imbottigliato con ogni minima cura il vino contenuto nelle botti ritrovate, in bottiglie disegnate da Giacomo Bersanetti e vestite con un una etichetta che porta, al piede, il simbolo del Consorzio.

Photo by Denny Muller on Unsplash

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